MarcomiX-VideO
Il mare da vedere

MarcomiX

 

Qui di seguito il testo integrale dell'intervista rilasciata a Pesca in Apnea:






COSA RAPPRESENTA PER TE LA PESCA IN APNEA?


Io sono Piemontese e quindi nato lontano dal mare, ma da piccolo sono sempre stato in vacanza con i miei in Liguria e qui ho sviluppato la passione per il mare. All'inizio con la canna da pesca, poi con le prime mute Mares quadrettate con cappuccio staccato e ministen, ed infine con il mio trasferimento a Genova la passione è scoppiata ed il mare ha cominciato a fare parte della mia vita quotidiana. La pesca in apnea è un mondo parallelo dove ritrovo l'equilibrio tra il corpo e la mente, e riesco a filtrare lo stress del quotidiano che viene annullato dalla scarica di adrenalina che ti arriva ogni volta che catturi una preda importante, non solo come dimensione, ma anche per il gesto tecnico che precede la cattura. Sono sempre stimolato dai posti nuovi, che mi appagano anche se il cavetto rimane vuoto.


COME E QUANDO TI SEI AVVICINATO ALLA PESCA IN APNEA?


Come ho detto in precedenza da piccolo ho passato molto tempo in Liguria, ma il salto di qualità è avvenuto in concomitanza con il mio matrimonio e il conseguente trasferimento a Genova. Qui ho iniziato a pescare sempre in solitaria, seguendo i consigli dell'unica rivista del settore di allora: Pescasub. In seguito ho conosciuto amici pescatori e da qui sono nate le trasferte Corse che mi hanno regalato bellissimi momenti fuori e dentro l'acqua. Le prime tecniche le ho apprese dai video di Giorgio Dapiran che rimangono una pietra miliare della pescasub. Il tempo e lo stare in mare il più possibile, anche con condizioni non proprio favorevoli, hanno poi formato il mio modo di pescare, che rimane improntato alla pesca d'istinto e quindi agguato ed aspetto, anche se a volte, ma devo dire poche, metto la testa dentro qualche tana, specialmente se vedo movimenti che mi ispirano intorno ai massi accatastati.

 


PASSAGGI SALIENTI DELLA TUA EVOLUZIONE COME PESCATORE, MAGARI CON ANEDDOTI


Inizialmente mi ricordo che pescavo con una muta bifoderata ed il medisten con la fiocina, ma era più una pesca di perlustrazione e scoperta che di cattura vera e propria. In inverno pativo i rigori della stagione per le infiltrazioni dalla cerniera di cui era dotata la muta! Successivamentecon l'evolversi delle attrezzature sono aumentate le quote ed è aumentato il confort e sono arrivate le prime catture. Mi ricordo la prima spigola di un chilo e mezzo colpita in caduta sui stte-otto metri e fulminata...La guardavo e cercavo di capire se avevo preso un pesce vivo oppura se fosse già morto prima visto che era sul fondo immobile quando l'ho colpita! Le trasferte Corse hanno poi dato il via all'esplorazione di un mondo molto diverso dalla realtà Ligure, fatto di acque cristalline e grandi profondità, ma anche popolato da una miriade di pesci, alcuni veramente grandi, non facili, ma la sola vista di tutti quegli animali bastava a ripagare delle fatiche e dei soldi spesi per arrivare in quella realtà che è la terra Corsa. Poi il ritorno in Liguria a fare sabato dopo sabato in acqua, aspettando e preparando il giorno per una nuova trasferta. La vera evoluzione è stata quando ho cominciato ad usare i primi mezzi nautici: in principio era un acquascooter con cui ho fatto veramente di tutto, e devo dire che come mezzo è molto efficace per il ritorno. Premetto che non ho mai fatto trainetta perchè non mi interessa il pesce visto come una banconota. Poi il gommonre ha ampliato gli orizzonti e mi ha permesso catture che prima potevo solo vedere sulle pagine patinate delle riviste del settore: sono arrivati i primi dentici grossi e le ricciole, i corvi.

 

UN RICORDO DEGLI INIZI CHE TI HA COLPITO?
 

Ricordo perfettamente come se fosse oggi le mie prime uscite di pesca con quello che tuttoggi è il mio compagno abituale di trasferte Corse. Andavamo insieme a pescare nel Monte di Portofino, quello che oggi è parco, ed io ero ogni volta estasiato ed affascinato allo stesso tempo dalla miriade di pesci e di vita sottomarina che popolava quei luoghi. Ricordo anche il mio amico, gran pescatore, che riusciva a portare a cavetto pesci che io a malapena vedevo, forse anche per le mie scarse quote operative di allora e per la tecnica non proprio affinata che avevo.

 

COME TI DEFINISCI COME PESCATORE SUB?


Sono essenzialmente un solitario e mi piace molto il senso della scoperta, dell'andare a pescare in luoghi nuovi che mi diano stimoli per fare agguati ed aspetti alla ricerca delle prede di valore. Ho frequentato un corso di pesca subacquea nei primi anni novanta con un campione sia in acqua che fuori: Paolo Cappucciati. Ricordo come riusciva ad interessare le persone presenti con la sua presenza sia fisica che verbale. Da li ho cominciato un percorso che mi ha portato nel tempo a sperimentare le varie tecniche con le situazioni marine più disparate. Ho guadagnato un metro alla volta, sempre senza strafare ed anche per questo non ho mai avuto episodi in cui mi sia trovato in seria difficoltà. Quando vado in acqua cerco di lasciarmi alle spalle la vita terrestre per entrare nei panni del predatore e metto in azione l'istinto, che, unito alla conoscenza dei luoghi di pesca ed al costante allenamento sul campo, mi permette di arrivare all'appagamento neurale tramite la cattura di prede molte volte solo sognate, visto che di solito pesco in Liguria, regione non dotata di un mare ricchissimo di vita.
 

TECNICA PREDILETTA?


Solitamente pesco all'agguato, cercando franate fino ai 15 metri con massoni importanti che permettano di avere un'azione silenziosa di caccia, aggirando gli scogli per sorprendere gli eventuali pesci che si trovino dall'altro lato. Mi piace molto l'acqua velata, con visibilità intorno ai cinque sei metri, situazione in cui non sai mai cosa ti potrebbe arrivare davanti, e che qui da noi rappresenta il momento migliore per pescare. Tuttavia dopo avere scoperto la Corsica ho cominciato ad affinare anche l'aspetto, visto che le catture più belle si riescono a fare con questa tecnica, specialmente con acque limpide.


HAI SVILUPPATO UNA PARTICOLARE TECNICA PERSONALE? SE SI, CE LA DESCRIVI?


Non so se sia una tecnica particolare, ma solitamente se mi trovo davanti ad un fondale con cadute repentine cerco di eseguire degli agguati seguendo gli eventuali canaloni presenti in parete. Muovendomi sempre con accortezza provo a raggiungere il fondo tenendomi nascosto all'interno di queste “strade” che conducono quasi sempre nei pressi di massoni e qui eseguo dei piccoli aspetti per valutare la situazione. Quando in giro ci sono pesci “spia” che sono quasi sempre saraghi, mi immobilizzo sperando di vedere arrivare un dentice o qualche altro pesce di rango. Se invece non gira niente allora proseguo l'agguato finendo con un'ultimo mini aspetto rivolto verso il mare aperto.

 

COME IMPOSTI LE TUE BATTUTE? PARLA DEL MARE DOVE PESCHI, LE SUE PREDE, LE TECNICHE CHE USI


Agli inizi della mia carriera di pescatore subacqueo pescavo in modo molto istintivo: cercavo di andare in mare spesso, con ogni tempo e condizione marina, spinto dalla profonda voglia di esplorare e di catturare quei pesci che con il tempo ho poi avuto modo di pescare nelle taglie più interessanti. Era sempre un'emozione ancora prima di mettere la testa sott'acqua, anche perchè dovevo ancora visitare ed esplorare minuziosamente la maggior parte degli spot che tuttora frequento. Con il tempo le tecniche si sono affinate, i luoghi di pesca sono diventati familiari e la conoscenza dei modi di pescare, delle prede e in particolar modo dei fondali, hanno fatto si che arrivassero le prime soddisfazioni in fatto di catture, rese maggiormente appaganti per il fatto di pescare in un luogo avaro come la Liguria, che non regala niente ma a volte ti ripaga in un sol colpo delle fatiche, del freddo preso e della strada fatta in auto per raggiungere le zone migliori. Attualmente la pesca che faccio è molto mirata, visto che in mare le stagioni diverse regalano pesci diversi, anche se poi le eccezioni ci sono sempre. Cerco di andare in mare quando è il momento giusto, e questo vuol dire fare un mestiere che ti permetta di staccare dal lavoro per andare a pesca anche in un giorno lavorativo, rubando una mezza giornata ai vari cantieri aperti visto che ho una piccola impresa edile. Solitamente nel 90% delle volte quando vado a pesca mi dirigo a Levante verso Bonassola o Levanto ma non disdegno fuori stagione la zona che inizia da Rapallo e va fino a Framura: questi fondali sono caratterizzati nella maggior parte da franate che muoiono in dieci- quindici metri di acqua e dove si possono trovare tutti i tipi di pesce pregiato, anche se devi sapere dove andare per catturare una certa specie. Le tecniche che uso sono l'aspetto e l'agguato a seconda delle situazioni, dei fondali più o meno adatti, e del come sono impostato io mentalmente visto che ci sono pescate in cui magari non vi sono le condizioni favorevoli, ed allora mi butto in acqua e pesco, senza preimpostare la battuta, mentre quando so di certo che gira un tipo di pesce piuttosto che un'altro allora divento come gli slalomisti nello sci, che percorrono mentalmente la pista prima della gara. Ebbene io già in auto, lungo il percorso che mi porterà sullo spot, cerco di pensare ai luoghi dove in passato ho catturato dei pesci, e predispongo un percorso che poi varierò in base alle condizioni di visibilità in acqua ed all'avvistamento di eventuali prede. Non amo l'estate come stagione per pescare qui da noi, forse anche per il fatto che tutta una serie di fattori influenzano questa stagione come le ordinanze balneari, il maggior traffico nautico e l'aumentato volume di lavoro che devo effettuare con la mia impresa. Devo comunque dire che molti dei miei pesci più belli sono stati catturati qui in Liguria, dai dentici alle spigole, alle orate in novembre. In questo mese cerco di insidiare le orate andando in mare più spesso possibile visto che si riuniscono al largo grandi branchi di questo sparide per i rituali della riproduzione, e ci sono giornate in cui si avvistano anche 20-30 pesci...La loro cattura è poi un'altro discorso!

 

AMI IL FAI DA TE? SE SI, HAI DELLE SOLUZIONI TECNICHE TUE?


Credo che un vero cacciatore del mare debba per forza di cose amare il fai da te, visto che il nostro settore ha un'utenza veramente ridotta che porta le ditte a vivere di rendita con i prodotti in catalogo ed a volte si rendono neccessarie modifiche che si possono fare anche in casa. Anche per questo mi sono dovuto inventare come costruttore di scafandri sub per videocamera dato che praticamente le grandi case offrivano poco o niente e le ditte artigianali avevano prezzi esorbitanti per una custodia su misura. Certo si deve avere una manualità che si acquisisce solo con la pratica in anni di fai da te. Ho sperimentato molto anche sugli arbalete, applicando modifiche anche strutturali per cercare di migliorare il tiro, visto che i pesci stanno sempre più lontani. Ho anche ideato un nuovo tipo di aggancio della sagola all'asta che sto perfezionando, e che rende l'asta molto più idrodinamica con conseguente aumeto della velocità e della precisione finale.

 


AUTORIPRESA, CHE PASSIONE. Il TUO CANALE YOUTUBE E' CONSOLIDATO E MOLTO APPREZZATO DALLA COMUNITA' DIGITALE. COME VIVI QUESTA NUOVA DIMENSIONE DELLA PESCASUB 2.0? CHE CONSIGLI PUOI DARE A CHI AVREBBE PIACERE DI INCAMMINARSI SULLA STESSA STRADA?


Credo di essere stato uno dei primi ad avere un canale dedicato su YouTube, visto che è dal 2006 che faccio e inserisco video nel mio spazio web. Ho iniziato a riprendere con una macchina digitale fotografica Panasonic con la custodia dedicata perchè mi ero reso conto che avere un filmato della cattura poteva essere un bel ricordo personale, ma anche una occasione di condividere con altri appassionati di caccia subacquea le catture migliori, mostrare le azioni di pesca, e non ultimo la possibilità di portare a casa anche i pesci padellati, visto che il filmato rimaneva, e da questo si potevano ricavare interessanti spunti di riflessione sul perchè si aveva sbagliato il tiro. Successivamente con l'avanzare della tecnologia le case di produzione di attrezzatura video hanno sfornato apparecchi sempre più piccoli, che avevano un unico neo: la quasi totale mancanza di custodie dedicate, che il più delle volte, quando erano disponibili a catalogo, avevano dei prezzi veramente esorbitanti e delle dimensioni non proprio da tuffi profondi! Per cui mi sono dovuto inventare come ideatore e costruttore di scafandri dedicati e devo dire che le creazioni sono arrivate quasi subito e con una eccellente qualità visto il carattere artigianale dei manufatti, creati con componenti reperibili sul web e dal costo abbordabile. Adesso non c'è uscita in mare che non abbia come compagna la mia videocamera con il suo scafandro. E devo dire che con le ultime generazioni di apparecchi con risoluzione in full HD vedere la cattura di un bel dentice, o anche semplicemente di una ripresa in esterna in luoghi come la Corsica, sul televisore al plasma in casa è veramente un piacere che ti ripaga delle fatiche e del tempo passato a sperimentare prima e a collaudare poi attrezzature da te create. Il Web è stato un grande motore di sviluppo per tutta la comunità dei pescatori subacquei, andando ad unire ed a fare conoscere persone molto distanti una dall'altra, condividendo passione, tecniche, luoghi e catture sia in foto che in video. Penso che la voglia di condivisione unita al fatto di voler fare del proprio tempo libero una sorta di ricerca continua alle modifiche possibili da attuare alla propria attrezzatura, per poter migliorare non solo le catture fisiche delle prede, ma anche quelle virtuali, e di ripresa, possa portare il malcapitato, che volesse intraprendere la mia stessa strada, a passare più tempo chiuso in uno stanzino a progettare modifiche che con la propria famiglia! Naturalmente stò scherzando, la passione si sa è un fuoco che arde, tutto sta a vedere se inizia con furore per poi spegnersi in fretta oppure se comincia lentamente e poi continua cosi' come è stato nel mio caso. Tuttavia l'esperienza si fa sul campo e quindi il mare deve diventare una pratica periodica, un bisogno quasi fisiologico ed irrinunciabile, allora si che i risultati arriveranno.

 

RACCONTO DELLA CATTURA PIU BELLA IN ASSOLUTO (DA RICORDARE) E DI QUELLA DEGLI ULTIMI 3 ANNI



Le catture più belle di solito corrispondono a pesci di rango e di una certa mole, vuoi per il fatto che alcune prede vengono sognate e magari si arriva ad un passo dalla cattura che poi sfuma, ed allora si sogna di nuovo, fino alla prossima occasione. Quell'anno ero in solitaria in Corsica, e devo dire che da parte mia l'essere solo, sia quando sei in residence e soprattutto quando sei in acqua, non mi pesa più di tanto, anzi credo che qualche vantaggio lo porti specialmente quando si tratta di scegliere i tratti di costa da battere e gli orari da tenere. La giornata era cominciata come sempre aprendo il portatile e facendo scorrere la carta nautica della zona per individuare eventuali zone buone o meno in base al vento che trovavo quando aprivo la finestra della stanza. Quel giorno era dato un vento da ovest che poi sarebbe girato a libeccio, ma senza peggioramenti del moto ondoso che potessero dare fastidio alla navigazione ed alla pesca. Decisi di partire verso sud, cosi' in caso di aumento del mare lo avrei avuto a favore per il rientro. La Corsica fuori stagione è un mondo fantastico fatto di mare desolato per la maggior parte delle volte che si esce in barca, e ti sembra veramente che in quei posti non ci sia stato nessuno prima di te. Il primo spot, che di solito regala visioni ed anche belle prede, non mi soddisfa e mi induce a tentare qualche altra carta. Allora faccio passare uno ad uno tutti i posti dove in passato ho avuto incontri e devo dire che qualche pesce lo catturo, ma quando vieni qui il pensiero è tutto per il predone per eccellenza: il dentice!                            
La mente elabora strategie di cattura, ripesca immagini del passato dove gli incontri sono stati proficui e soprattutto ci sono stati. Devo dire che per il periodo l'acqua è ancora un po' freddina, ma il periodo della riproduzione rappresenta sempre una garanzia in fatto di incontri, e visto che siamo a fine maggio la certezza di incontrarli è matematica. Nonostante tutti i pensieri positivi e la visita degli spot migliori gli avvistamenti si fanno desiderare, si qualcosa gira, ma sono pesci piccoli ed in qualche caso solitari, che hanno un comportamento poco socievole nei confronti dell'uomo fermo sul fondo, probabilmente anche l'orario ha la sua colpa visto il sole è già alto ed i pesci riescono a vederti bene. Proseguendo a sud e cercando di non saltare le zone dove le catture erano avvenute in passato, mi accorgo di essere arrivato ai limiti del parco della Scandola e decido di tornare indietro, anche perchè come da previsioni meteo il mare cominciava ad alzarsi, formando quelle tipiche crestine bianche ed onda corta che non promette niente di buono. Costeggiando arrivo in un posto dove non mi ero soffermato all'andata, per il fatto che è un posto frequentato dai locali diving ed ha tre boe rosse che segnalano posti con quote differenti per i bombolari estivi. L'onda ormai si è stabilizzata intorno ad una altezza di circa un metro, con diffuse creste bianche, per cui mi ancoro ridossato all'isolotto, mi preparo e scendo in acqua diretto verso il mare aperto. La zona è un bassofondo sui sette otto metri con svariati massoni bianchi che finiscono in corrispondenza di due risalite, una delle quali arriva a pelo d'acqua ed ospita una boa rossa dei diving. L'acqua si è intorbidita parecchio e non riesco a scorgere il fondale oltre i dieci metri. Mi stò dirigendo in una zona dove in passato anche in poca acqua avevo avvistato e preso dei dentici, ma mai oltre i due tre chili di peso vista anche l'esigua profondità. I primi aspetti mi fanno capire subito che qualcosa a cavetto dovrà finire: ad ogni aspetto vengo circondato da parecchi pesci in branco con il tipico atteggiamento dei dentici in caccia. Il primo sui due chili cade subito tradito dalla curiosità, quasi come per fare a gara con i compagni per vedere chi aveva invaso il loro territorio più da vicino. Si susseguono gli aspetti sempre su di un fondale che non supera i tredici quattordici metri e lo spettacolo è sempre una sorpresa: l'acqua in superficie è torbida e non mi permette di vedere il fondo, ma dopo alcuni metri si apre e lo spettacolo è li davanti ai miei occhi: pesci di tutte le dimensioni fanno a gara per vedermi meglio, peccato che i più grossi tentennino. Poco male, tiro ad un baby di un chilo e risalgo. Ormai ho quasi esaurito le forze ed il sole mi consiglia di fare gli ultimi tuffi, ed è cosi' che quasi come a voler sfruttare completamente il mio tempo in questo paradiso eseguo l'ennesimo tuffo: mi dico “ancora un paio e vado...”. Arrivo sul fondo e trovo la serie di massi che cercavo: sono un ottimo riparo e riesco ad infilarmi in una “V” di roccia tra due massoni...pochi secondi e lo vedo, mi ha sentito e si dirige nella mia direzione, io mi schiaccio per essere meno visibile ma lascio l'arbalete bene in alto sulla roccia...ecco è a tiro ed il cervello da l'input ai nervi del dito indice destro che si contrae! Preso! Ma si scatena il finimondo. L'animale srotola una quantità di filo e si rigira attorno ad un massone. Risalgo con il cuore in gola e cerco di calmarmi: “Se si deve strappare si strappa” meglio fare una pausa e rilassarsi, e cosi' dopo una breve ventilazione scendo: lo vedo, si muove ancora ma la sfuriata è finita, arrivo su di lui e lo prendo per le branchie, finalmente è mio e sarà fino a gennaio di questo 2011 il mio record del dentice: ottochiliemezzo!

Per la cattura degli ultimi tre anni ricordo con piacere una ricciola, la più grossa da me catturata, di tredici chili, non tanto per il pesce in sé, ma per l'azione di caccia che si è svolta in cinque metri d'acqua in una giornata da ricordare anche per la quantità industriale di animali avvistata, complice anche un vento da sud che porta sempre pesce. Il luogo è una zona a sud di Calvi' che a vederla non promette niente ma che sott'acqua nelle giornate giuste regala forti emozioni come quella che ho vissuto quel giorno. Ricordo che in ogni canalone vedevo pesce partire, compresi un paio di dentici sui quattro chili che si riparavano in un catino di roccia. Avevo avvistato anche un paio di ricciole a mezz'acqua ed avevo tentato inutilmente un aspetto con richiami vari che si rivelò inutile, forse anche per il bassofondo. Ricordo che mi ero mangiato le mani per l'occasione persa, ma non demordevo vista la giornata favorevole. E cosi' durante un agguato ad alcuni saraghi partito da un canalone formato da due massoni che finivano in un fondo di cinque metri mi ritrovo davanti questo bestione che alla mia vista si allontanava lentamente, ma non potevo perdere la seconda occasione. In circa una ventina di minuti sono riuscito a portare a cavetto un animale possente, che avevo sempre catturato in taglie decisamente inferiori.

 

LA PREDA CHE SOGNI DI CATTURARE



Sicuramente un pesce grosso, quel tanto che basta per farmi fare un po di surf attaccato a lui. Tra le specie che vorrei portare a cavetto la ricciola è quella che mi manca, almeno in taglie oltre i venti chili, e visto che gli avvistamenti in liguria sono praticamente sporadici ed in Corsica, nonostante avvengano con una certa regolarità, la cattura rimane sempre un sogno, vuoi per il fatto che non è un tipo di pesca che puoi programmare, a meno di mettere in conto molti cappotti, vuoi perchè una volta tirata l'esito dell'azione di caccia non è mai scontato. Ho perso parecchi pesci, anche non grandissimi, per il fatto che una volta colpita parte a razzo cercando di levarsi l'asta dal corpo, e se non si ha una cura maniacale delle attrezzature l'inconveniente è sempre dietro l'angolo. E poi è un pesce veramente fotogenico: alcuni video in internet sono fantastici quando appare la sagoma possente dell'animale, con un intercedere sicuro, non lento ma sempre elegante.

 

UN TUO COMMENTO SU INTERNET?


Per la nostra categoria internet è stato un po' come accendere la luce, portando a conoscenza praticamente tutto il sapere sulla pesca subacquea, ed aiutando il progresso di attrezzature e tecniche che con la condivisione si sono affinate e sono state rese pubbliche alla grande maggioranza dei praticanti, che hanno potuto sicuramente migliorare le loro prestazioni e conoscere posti che prima dovevi visitare di persona per vederli. Il web è una sorta di armadione con tutte le informazioni che possono servire ad una persona che voglia praticare la pesca subacquea, basta armarsi di pazienza e cercare, qualcosa si trova sempre. Inoltre ha permesso di creare nuove associazioni che stanno provando a tutelare maggiormente la nostra passione con il contributo di volontari ed appassionati. Sicuramente un grande impulso alla condivisione ed al confronto è stato dato dai vari forum che si sono via via aperti sul web: tra questi sicuramente il forum di Apnea Magazine è certamente il precursore di questa via insieme al sito Pescasub, che purtroppo si è un po' perso per strada. Ricordo ancora con piacere le prime informazioni sul litorale Toscano che trovavo nei primi anni 2000 su uno dei primi siti di appassionati pesca sub e che mi hanno aiutato nelle mie prime trasferte all'Elba e all'Argentario. Diciamo che si deve ancora creare un certo ordine in questo brodo primordiale di informazioni, ma siamo veramente agli inizi e credo che in futuro potranno esserci molti più siti mirati dove trovare quello che cerchiamo. E' una strada in salita, visto che solo chi ha messo on-line un sito sa che il tempo impiegato e da impiegare per gestire e mantenere un canale è parecchio e siccome il tempo libero è sempre quello che è dovrà passare un po di tempo per vedere realtà mirate su singoli argomenti di caccia subacquea sul web.

 

COSA PREVEDI PER IL FUTURO DELLA PESCA IN APNEA E COSA CONSIGLIERESTI AI COLLEGHI PESCASUB?


Devo dire che l'avvento di internet ha facilitato le relazioni tra pescatori anche di diverse regioni, aiutando la condivisione di foto in un primo tempo e video negli ultimi tempi. Questa sorta di aggregazione ha fatto si che i contatti tra le persone siano diventati più immediati, favorendo il dialogo ed il confronto sui vari problemi che da sempre affliggono la nostra categoria, primo fra tutti l'atteggiamento solitario e distaccato di tante persone che praticano la nostra attività. Le previsioni non sono certo rosee visto che la pesca professionale riesce a catturare sempre più animali senza buonsenso. Mi ricordo che solo pochi anni fa nelle nostre pescate era presente in buona quantità il muggine, che a volte si snobbava per cercare prede più nobili. Ora anche i cefali sono spariti o quasi dalle nostre coste, visto l'uso che se ne può fare diverso dalla commercializzazione nelle pescherie. I pochi pesci rimasti sono tutti smaliziatissimi e le tecniche per portarli a cavetto devono essere ogni giorno più affinate, visto che se si perde l'occasione questa non si potrebbe ripresentare per parecchio tempo. Ultimamente qualcosa si è mosso con la creazione di nuove associazioni con intenti nobili, ma siamo sempre li: senza numeri non si va da nessuna parte. Il mio consiglio è quello di iscriversi dove uno preferisce, ma di farlo, perchè solo in questo modo possiamo fare valere le nostre ragione in eventuali sedi istituzionali. Per il resto comportiamoci in modo ecologico quando andiamo in mare, cercando di non fare mattanze inutili e di catturare pesci che valgano la pena di essere portati a cavetto.


 

 

 
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